Controsensi e stranezze del genitore occidentale
Ho scavato a fondo, e sono arrivata a una conclusione: in fatto di educazione dei figli, il metodo del genitore occidentale ha molti controsensi.
Non ci piace essere considerati come quelli che predicano bene e razzolano male. Ma se è vero che la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento, allora non possiamo ignorare questi 5 controsensi.
Nell’episodio n. 154 del mio podcast, ti porto alcuni esempi di come i genitori del mondo occidentale (rispetto a popolazioni più indigene, come gli Eschimesi o i Maya) allevano i figli, non senza parecchie contraddizioni.
Premi play o continua a leggere questo articolo riassuntivo per scoprire di più sull’argomento!
Perché è importante riflettere sui controsensi
Quando ci troviamo totalmente immersi in un ambiente o in una cultura, è difficile fare un passo indietro e analizzare in maniera oggettiva alcuni modi di fare.
A lungo andare, ogni cosa ci sembra normale e non ci poniamo più la domanda: “Ma sarà giusto così?”.
E questo vale per tantissime cose: dal modo di guidare, al modo di stare a tavola, al tipo di relazioni che instauriamo.

Ciao, mi chiamo Silvia!
Italiana trapiantata in America
e mamma di 3 bambini
Ho scoperto come
alleviare la fatica di crescere i figli
con strategie pratiche ed efficaci
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Senza questa riflessione, purtroppo, noi genitori occidentali tendiamo a ignorare che alcuni metodi tramandati dalla tradizione non vadano affatto bene con i bambini. E a volte non sappiamo nemmeno da dove e perché sia iniziata quell’usanza!
Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e desiderare un cambiamento per i nostri figli.
La cosa bella? In questo percorso di consapevolezza, non siamo soli!
I 5 controsensi del genitore occidentale
Ecco quindi i 5 punti che tornano prepotentemente nella cultura occidentale dei genitori, e da cui non è facile allontanarsi.
Leggi attentamente per scoprire cosa fa il genitore occidentale, e cosa fa quello delle altre culture.

1. Si stanca, ma fa tutto da solo
Il genitore occidentale, non solo pensa di potere fare tutto da solo. Ma è estremamente convinto di dovere fare tutto da solo!
Molte mamme, infatti, credono che essere in grado di sbrigare ogni cosa senza l’aiuto degli altri, sia ciò che le rende delle brave madri. E se riescono a non mostrare un minimo di fatica, allora potranno sentirsi orgogliose di se stesse.
È chiaro che, in generale nella vita, proviamo una grande soddisfazione quando riusciamo a fare qualcosa in maniera indipendente.
Ma quando si tratta della famiglia, spesso ignoriamo che anche altri adulti possono avere un ruolo importante nella vita dei nostri figli. Stiamo parlando di nonni, zii, insegnanti, allenatori, ecc.
Per crescere un bambino ci vuole un villaggio
Proverbio africano
Nelle culture indigene un figlio viene preso in carico da tantissime figure. Questo perché viene considerato un lavoro dell’intera comunità.
2. Rifiuta l’aiuto dei bambini, ma si lamenta
Quale adulto vuole essere aiutato da un bambino che ancora non è in grado di collaborare in maniera efficace? E quanti altri adulti si lamentano che gli adolescenti non alzano un dito?
Nella nostra cultura, i bambini non vengono contemplati per i lavoretti domestici. Ma poi pretendiamo che, una volta diventati adolescenti, diano una mano in casa senza bisogno di chiederglielo.
Eppure, in molte famiglie, questo non avviene perché da piccoli non sono mai stati coinvolti o considerati capaci di aiutare.

La verità è che i bambini dovrebbero sentirsi parte della famiglia sin da subito. Ma se non permettiamo loro di fare esperienze (ed errori), non potremo aspettarci che da grandi siano istintivamente disposti a collaborare.
Nella cultura Maya i bambini collaborano in casa già a una tenera età. Questo li fa sentire parte della famiglia, sviluppando poi una grande responsabilità una volta cresciuti.
3. Insegna a parole, ma non con l’esempio
Uno dei pilastri dell’educazione infantile è l’esempio!
È risaputo che i bambini sono come delle spugne: assimilano tutto ciò che vedono e sentono. E di conseguenza, imparano con l’esempio che si ritrovano davanti. E quell’esempio (purtroppo o per fortuna) siamo proprio noi genitori!
Così quando vogliamo insegnare loro una lezione, siamo bravissimi con le parole. Ma con i fatti, non sempre riusciamo ad essere l’esempio di cui hanno bisogno.
Li rimproveriamo se dicono parolacce, ma siamo i primi a pronunciarle.
Pretendiamo di essere ascoltati, ma non siamo disposti ad ascoltarli.
Vogliamo insegnare l’arte della pazienza, ma non riusciamo ad averla nei loro confronti.
Se vogliamo vedere un cambiamento nei nostri figli, non possiamo ignorare che siamo noi a dare l’esempio. Perché sarebbe una grande contraddizione!
4. Usa dei metodi, senza sapere perché
Il genitore occidentale accoglie delle abitudini educative tramandate dalla tradizione, senza realmente domandarsi il perché di quelle scelte.
Questo vale con “soluzioni” diffuse come urla e sculacciate, ma anche con metodi più alternativi. Il più famoso è il “Cry it out”, e cioè quella tecnica di lasciar piangere il neonato nella sua culla, per insegnargli ad addormentarsi da solo.
Lascia che spenda un paio di parole a riguardo.

Il metodo “Cry it out” è stato adottato nel secondo dopoguerra in un orfanotrofio con 100 neonati e solamente 3 infermiere. Non potendoli accudire tutti e 100, il medico suggerì alle infermiere di lasciarli piangere finché non si fossero addormentati.
Chi ha detto che questo metodo si possa applicare anche all’interno del nucleo familiare, però, ignora il fatto che il neonato si addormenta solo perché crede di dovere salvaguardare le proprie energie. E crede che così facendo, riuscirà a non morire.
Questo dimostra quanto sia veramente importante conoscere a fondo i metodi che utilizziamo. E se non portano benefici (come le sculacciate) perché continuare a usarli?
5. Vuole controllare il figlio, ma desidera che diventi autonomo
L’ultimo punto riguarda il controllo esagerato che il genitore occidentale desidera avere sul figlio. E il grande controsenso: vorrebbe un figlio indipendente e autonomo!
Perché questo accade? Spesso mamma e papà si sentono orgogliosi dei progressi del figlio, e provano vergogna davanti ai fallimenti.
Questo può portarli a volere controllare diverse situazioni, da quelle fisiche (per esempio l’igiene intima, l’uso del vasino, ecc.) a quelle più intellettuali (fare i compiti, prepararsi lo zaino, ecc.).
Allo stesso tempo, però, ecco che si stancano di dovere controllare ogni movimento. E vorrebbero che il bambino fosse più autonomo.
La verità è che più usiamo il controllo come strategia genitoriale, meno fiducia stiamo dando per favorire lo sviluppo di un carattere indipendente.
Se desideriamo figli capaci, autonomi, che abbiano autocontrollo e sicurezza di sé, allora dobbiamo necessariamente mollare la presa e lasciare che facciano esperienza (sempre sotto la nostra supervisione e guida).
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