Sai che la prepotenza o il bullismo possono essere segnali di scarsa autostima del bambino?
Quando diventiamo genitori, tante cose non le sappiamo. Ci mettiamo al timone di una nave, senza conoscere le acque che stiamo per affrontare. Uno di questi mari inesplorati è stato per me l’argomento dell’autostima del bambino. Per trattare un tema così delicato, mi sono rivolta a una grande professionista: Silvia Iaccarino. Silvia è una formatrice e psicomotricista, titolare di Percorsi Formativi 0-6, un’agenzia di formazione per educatori e insegnanti di asilo nido e scuola dell’infanzia.
Nella sua intervista, che puoi ascoltare qui sotto, Silvia ha elaborato con chiarezza e precisione tutti i vantaggi di una buona autostima e in questo articolo ho estrapolato 5 step per insegnarti a migliorare l’autostima di tuo figlio.
L’autostima spiegata in termini semplici
Buona autostima e scarsa autostima
L’autostima è l’autovalutazione che ognuno fa di se stesso, e può essere positiva o negativa. Avere una buona valutazione di noi stessi ci consente di posizionarci meglio nella relazione con gli altri, essere più empatici, inclini a leggere il comportamento dell’altro in chiave realistica. Al contrario, con una scarsa autostima siamo esposti al sentirci facilmente criticati, messi in discussione e insicuri.
Autostima globale e autostima settoriale
Oltre a dividersi in buona e scarsa, l’autostima può essere globale o settoriale. Per autostima globale si intende l’idea complessiva che abbiamo di noi stessi. Questa idea, però, è il risultato dell’idea che abbiamo di noi stessi nei vari ruoli che ricopriamo.
Faccio un esempio per chiarire. Io sono imprenditrice, moglie e mamma. Sono anche tante altre cose, ma per semplificare, mi fermo qui. Se nel ruolo di imprenditrice mi do un voto, questo contribuisce alla mia autostima globale. Così via per tutti i ruoli che ricopro. Ma ogni voto non ha lo stesso peso: se mi interessa fare bene la mamma più di quanto mi interessi fare bene l’imprenditrice, il voto che darò al mio ruolo di mamma vale di più dell’altro.
L’autostima è innata?
Come vedremo sotto, per sviluppare una buona autostima occorre sentirsi accolti, amati e capaci. Per questo, l’autostima come valutazione di sé è in parte innata, perché il bambino in utero si sente già ben accolto o meno. Il resto dipende dai feedback che il bambino riceve dall’ambiente intorno a sé.

5 step per migliorare l’autostima del bambino
Quali sono allora gli elementi essenziali che un buon genitore deve provvedere al bambino in vista di una buona autostima?
1. L’amore incondizionato sta alla base dell’autostima del bambino
Il bambino deve sentirsi amato e amabile a qualsiasi condizione. Questo vuol dire che deve percepire il nostro amore anche quando fa i capricci, quando fa un errore o quando non collabora con le nostre richieste. Eppure, si è insinuata in noi l’idea che per imparare una lezione, il bambino deve soffrire, essere punito o essere allontanato da noi. NON è così! Il bambino deve sentirsi accolto, amato e ascoltato indipendentemente dal suo comportamento. Relazionarsi al bambino in questo modo non significa fargli fare quello che vuole. Le regole ci sono, i limiti esistono, la disciplina è presente, ma l’affetto non è mai messo in discussione.
2. Autoefficacia
L’autoefficacia è il giudizio espresso sulle proprie capacità e si costruisce sin da subito. Se il bambino piange e la mamma risponde a quel pianto, il bambino capisce di essere efficace. Rispondere al bisogno del bambino non significa necessariamente dare al bambino quello che chiede. Significa non ignorarlo, consolarlo ed essere presenti.
Esempio: il bambino piange perché vuole il secondo gelato. Io non lo ignoro, ma sono presente. Non lo giudico, ma accetto le sue emozioni e comprendo la sua delusione. Non cedo alla sua richiesta, ma mantengo il limite posto.

3. Aiutami a fare da solo
Per sviluppare una buona autostima del bambino è anche necessario dargli la giusta autonomia. Sempre in relazione al concetto dell’autoefficacia, il bambino deve sentirsi capace di incidere sulla realtà e portare a termini determinati compiti. Per questo, come diceva Maria Montessori, dobbiamo aiutare il bambino a fare da solo, intervenendo quindi solo con un aiuto esterno o solo se richiesto, in modo che sia il bambino ad autoregolarsi in base alla sua volontà di fare.
Il bambino sente che può fare quello che ha in mente di fare e la sua buona autostima cresce. Se l’adulto interviene in qualsiasi momento, passa il messaggio che il bambino è incapace, che non è bravo abbastanza, che non può portare nulla di buono nel mondo.
4. Critica costruttiva
Un altro elemento fondamentale per accrescere l’autostima del bambino è la critica costruttiva. Per essere costruttiva, una critica non deve andare a intaccare la persona, non deve essere un’etichetta da appioppare al bambino. Piuttosto, deve presentarsi come una descrizione del comportamento, o come diceva Magda Gerber una “telecronaca”. Il telecronista non è giocatore, non è allenatore e non è neanche arbitro. Il telecronista descrive quello che vede. Per questo, le critiche costruttive iniziano spesso con la frase “Vedo che…”. “Vedo che hai versato l’acqua a terra. Ti va di aiutarmi a pulire?”

5. Lodi descrittive
Infine, non possiamo tralasciare l’importanza dell’incoraggiamento. Le ricerche dicono che commenti del tipo “bello”, o “bravo” non sono efficace. Quello che invece è utile è lodare l’impegno a prescindere dai risultati. Per fare questo, possiamo usare le lodi descrittive. Anche qui, partendo da quello che vediamo, possiamo usare aggettivi e
La buona autostima del bambino deve essere uno degli obiettivi di ogni genitore
Tenendo a mente questi 5 elementi (amore incondizionato, autoefficacia, autonomia, critiche costruttive e lodi descrittive), possiamo stare sicuri che giorno dopo giorno stiamo contribuendo a migliorare l’autostima del bambino e questo è un dono inestimabile che facciamo all’adulto che diventerà domani: una persona aperta, empatica, neutrale, in grado di leggere il comportamento dell’altro con chiavi realistiche e capace di darsi una buona valutazione di sé.