Forse non lo sai, ma abbiamo cresciuto bambini razzisti.
Ci hanno fatto credere che il razzismo sia un atteggiamento circoscritto ad argomenti come la diversità tra le razze e le culture, e la conseguente accettazione, o meglio mancata accettazione, di queste diversità, siano esse il colore della pelle, o l’orientamento religioso. Ma se ti dicessi che non è esattamente così? Se ti dicessi che l’atteggiamento razzista ha un impatto molto più ampio? Se ti dicessi che questo atteggiamento risiede in maniera sottile, per esempio, nel modo in cui ci comportiamo con i nostri figli, portando inevitabilmente a bambini razzisti? In questo articolo elaboro la mia tesi e propongo un’alternativa. Leggi fino alla fine per seguire il filo logico del mio discorso, oppure metti play e ascolta l’episodio del podcast direttamente qui sotto.
Metodi educativi tradizionali
Un razzismo mascherato
I fatti di cronaca confermano quello che sto per dirti. Potrebbe essere una notizia shock, ma devo dartela lo stesso: abbiamo cresciuto bambini razzisti. Non importa quanto pensiamo di essere culturalmente aperti e all’avanguardia, guardando telenovele sudamericane, parlando tre lingue diverse e integrando cibo cinese nelle nostre diete mediterranee. Non sono questi i modi in cui ci assicureremo che la mentalità razzista non si insidi nella nostra famiglia.
Mi piacerebbe che fosse così semplice, e so bene che trattare questo argomento può essere un po’ scomodo per alcuni (credimi: vivo in un Paese che me lo ricorda giornalmente). Quindi ti prego, non offenderti: ci sono passata anche io, e sono rimasta colpita quando ho scoperto che l’atteggiamento razzista risiedeva nella mia mentalità di madre, sotto le mentite spoglie dei metodi educativi tradizionali. Facciamo un attimo un passo indietro.

La supremazia genitoriale porta a bambini razzisti
Guardiamo velocemente a una forma di razzismo chiamata “potere bianco” o supremazia bianca. Questa si basa sull’idea che gli uomini bianchi siano superiori alle altre etnie. Superiori non solo nell’intelletto, ma anche nel proprio corpo. Di conseguenza, secondo i suprematisti bianchi le opinioni e le azioni degli uomini bianchi sono le uniche realtà che hanno valore e vanno ascoltate.
Signore e signori: siamo al cospetto di un potere assoluto, che non va contrastato, ragionato, spiegato, né tanto meno messo in discussione. Ti suona familiare? I metodi educativi tradizionali, nonché il modo in cui sono stati cresciuti alcuni uomini e donne della mia generazione (e di conseguenza molti prima di noi), presentano sulla punta della piramide delle figure genitoriali da temere, forti e indiscutibili. La loro parola è un ordine, i loro gesti possono ferirmi, ed è solo così che viene assicurata l’educazione dei figli.
Ovviamente sto estremizzando il concetto, che grazie al cielo si è affievolito in molte famiglie negli ultimi anni. Ma alla base sembra esserci sempre una stessa idea: i genitori sono superiori ai figli, i figli devono ascoltare i genitori, e mai viceversa.

Respectful parenting: come NON crescere bambini razzisti
Educazione tradizionale e razzismo a confronto
Quando mi sono avvicinata alla filosofia del respectful parenting, mi sono immediatamente accorta della differenza di approccio nell’educazione dei figli, rispetto a quelle che sono le maniere tradizionali. Ma non ero riuscita a cogliere come queste ultime presentassero degli atteggiamenti razzisti, che dettavano una relazione a senso unico. È stato grazie a Ralphie di Simply on Purpose e Kristen di Krissy’s Couch, che mi si è accesa la lampadina!
E non solo: se avessi continuato con l’educazione tradizionale, avrei promosso atteggiamenti che poi si sarebbero inevitabilmente riprodotti nei miei figli, e dai quali sarebbe stato molto difficile sradicarli in futuro. Alzare la voce, battere il pugno, utilizzare punizioni fisiche ed emotive, sarebbe diventato il loro modo standard per risolvere i conflitti, con chiunque avessero considerato inferiore o diverso da loro (e dal loro pensiero).
A ripensarci, mi vengono i brividi e non tornerei mai indietro! Mai e poi mai vorrei che mio figlio, davanti alle situazioni difficili della vita, reagisca istintivamente facendo la voce grossa o prendendo a botte qualcuno. Ma chi può insegnargli a comportarsi diversamente, se nemmeno i suoi genitori riescono a mostrargli un modello diverso? Dove potrà mai attingere a una reazione alternativa?
Un’educazione basata sul rispetto
Così come l’opposto del razzismo è l’accettazione e l’inclusione dell’altro, l’opposto dell’educazione tradizionale per me è stata un’educazione basata sul rispetto e l’ascolto. Ma questa volta non più a senso unico! Non saranno solo i miei figli a dovermi rispettare e ascoltare. Adesso è il mio turno, in quanto modello per i miei bambini, mostrare loro un’alternativa. Come ci comporteremo davanti ai conflitti? Ci considereremo superiori? Pretenderemo il silenzio e l’obbedienza con urla e violenza?
La mia risposta oggi è: rispetto.

Ho preso così a cuore questo argomento che ho deciso di mostrare ad altre mamme come stravolgere le dinamiche familiari tradizionali e adottare una filosofia educativa innovativa. Ne parlo approfonditamente nel mio corso Scopri i tuoi superpoteri e impara a usarli. Se ti può interessare, iscriviti alla lista d’attesa.
Alla base una nuova mentalità
Durante il percorso di cambiamento da un’educazione all’altra, penso sia utile anche metterci in discussione, prestare attenzione e non assimilare ogni cosa mantenendo una mente chiusa e tradizionale. Non basta prendere delle regole e appiccicarle sopra una mentalità vecchia. Bisogna sradicare le erbacce, e piantare nuovi semi.
Rispettare i nostri figli, infatti, non vuol dire permettergli di fare quello che vogliono e segretamente desiderare di tirargli una scarpa di sopra. Così come ascoltarli non significa calare la testa in silenzio, mentre nella nostra mente pensiamo alla biancheria da stendere, la cena da architettare e la videochiamata di lavoro imminente. Finiremmo per non ascoltarli affatto, e non otterremmo alcun risultato.
Quando parliamo di una nuova mentalità, chiamiamo in causa delle realtà che probabilmente abbiamo sottovalutato in precedenza, come: accogliere le loro emozioni, accettare i loro limiti, ascoltare i loro pianti, essere empatici senza mai avere atteggiamenti invadenti o dispotici nei loro confronti.
Chi ha stabilito che i miei figli sono esseri inferiori a me? Perché ho creduto a questa idea razzista? Insomma, è tempo di rispettarli!
La lotta al razzismo comincia in casa
Ci aspetta un bel cammino di crescita insieme: loro in quanto figli e noi in quanto genitori. E sicuramente si tratta di un lavoro faticoso, ma credo fermamente che potremo ottenere dei risultati fantastici che saranno non solo fruttuosi, ma anche duraturi nel tempo. Quindi sì: mi sento veramente onorata, quando penso che nel mio piccolo sto contribuendo a crescere figli antirazzisti.