Hai deciso di non punire tuo figlio. Ma qual’è la differenza tra punizioni e conseguenze?
Troppo spesso si crede che educare senza punizioni significhi farsi mettere i piedi in testa dai bambini e assecondarli in tutto e per tutto. Grazie al cielo non è così! Ci sono modalità efficaci di disciplina che non richiedono punizioni, minacce e manipolazioni. La differenza tra punizioni e conseguenze potrebbe non essere chiara o semplice da cogliere, quindi con questo articolo voglio metterti nelle condizioni di capire una volta e per tutte le differenze tra punizioni e conseguenze e come sostituire le une con le altre.
Se preferisci ascoltare, l’episodio del podcast collegato a questo argomento è qui sotto.
1. Tono di voce e atteggiamento
Attenzione alla comunicazione non verbale
La prima differenza tra punizioni e conseguenze è senza ombra di dubbio la comunicazione non verbale. Il nostro tono di voce e l’atteggiamento nei confronti dei bambini possono far passare qualsiasi conseguenza per una punizione. Immagina che tuo figlio di 2 anni abbia trovato un pennarello e abbia iniziato a scrivere sui muri. La conseguenza naturale sarebbe quella di togliere il pennarello dalle sue mani. A quell’età, le punizioni classiche (uno schiaffo, la privazione di un videogame, l’isolamento) sono assolutamente inutili, se non dannose.
Ma anche l’atto di togliere il pennarello dalle mani del bambino potrebbe passare come una punizione se accompagnato da urla, disprezzo, sospiri di delusione. “Hai scritto sul muro! Ora ti tolgo il pennarello!” Per essere davvero una conseguenza “buona”, è consigliabile esprimerci con un tono calmo e un atteggiamento tranquillo: “Amore, vedo che hai trovato un pennarello. Si scrive solo sul foglio. Per ora me lo prendo io. Più tardi coloriamo insieme”. È normale che il bimbo piangerà, tutto ok! Leggi questo post per sapere come gestire il pianto del bambino.

Focus: dove è la tua attenzione?
La punizione guarda solo al passato
La seconda differenza tra punizioni e conseguenze risiede nella mente dall’adulto. La punizione si concentra sull’azione fatta: un bicchiere rotto, una tenda tagliata, un piatto di pasta rovesciato. Innervositi dall’accaduto, pensiamo che per imparare la lezione, il bambino debba soffrire. Questa falsa credenza va contro quello che ci insegnano le neuroscienze, ossia che il bambino impara soltanto in un contesto emotivo positivo. Un bambino che si accorge di aver fatto un pasticcio o una marachella, ha già il sistema nervoso in allerta. Se l’adulto ha i paraocchi e vede solo l’errore da punire, il bimbo non riuscirà a trarre alcun insegnamento da quell’episodio.
La vera disciplina mira alla crescita.
Se voglio insegnare a mio figlio che deve stare attento quando manipola un vaso fragile, devo per forza restare calma e creare un’atmosfera che promuova l’apprendimento. Ovvio che voglio che mio figlio stia attento, ed è per questo che gli insegnerò con amore che “quando hai in mano una cosa delicata, devi camminare lentamente e tenere bene la presa. Vieni esercitati con un bicchiere di plastica.” Oppure: “Uuuhhh, vedo che hai tagliato la tenda. Le forbici si usano solo quando facciamo lavoretti. Se hai voglia di tagliare troveremo il tempo più tardi, per ora le metto via”.

Nesso logico o arbitrarietà?
“Hai detto una parolaccia, stasera niente TV!” “Hai dato un morso a tua sorella, vai in camera tua!”
La punizione è spesso arbitraria e non ha sempre un nesso logico con l’evento in questione. Per i bambini piccoli, sotto i 6 anni, è già difficile, se non impossibile, usare la logica e il ragionamento (in quanto queste funzioni risiedono nella parte del cervello che è ancora fortemente immatura). Se arriviamo noi con punizioni completamente irrilevanti rispetto al suo comportamento, rischiamo soltanto di acuire il conflitto e creare più confusione mentale nel bambino.
Le conseguenze naturali hanno una correlazione diretta con l’accaduto, ma attenzione! Non devono essere presentate come punizioni (vedi il punto 1). Ecco alcuni esempi di conseguenze naturali o logiche: scalci perché non vuoi mettere il pigiama – non avremo tempo di leggere un libro, non vuoi mettere le scarpe – non possiamo andare dalla nonna, tiri un giocattolo – lo metto via per la sicurezza tua e degli altri.
A volte la conseguenza non esiste
In alcune circostanze non esiste una conseguenza logica, bisogna sfruttare altre strategie. Se il bambino non smette di urlare, non gli possiamo tappare la bocca. Possiamo solo fare la telecronaca (vedo che hai voglia di urlare a squarciagola), descrivere le nostre aspettative (in casa si usa un tono più soffuso/preferisco quando parli/l’urlo mi fa male alle orecchie) e proporre alternative (puoi andare a urlare in camera tua/puoi urlare su un cuscino). Poi qui dipende anche dalla situazione specifica.

Obiettivo: a cosa dai più valore?
Dato che la punizione parte dal cattivo comportamento del bambino, è come se trasmettiamo questo messaggio: il bicchiere rotto, il pavimento sporco, la tenda tagliata hanno più valore di te e della relazione che abbiamo formato insieme. Nel momento in cui guardo solo alla situazione materiale sto perdendo di mira i miei valori, i miei obiettivi a lungo termine: portare un bambino alla maturità fisica, emotiva, relazionale, cognitiva, ecc.
Una domanda che ti può aiutare ad affrontare tutte le piccole sfide quotidiane con più consapevolezza è questa: cosa vuoi insegnare a tuo figlio in questo momento? Perché la punizione non insegna, ad esempio, a non picchiare, semmai alimenta la rabbia e il senso di impotenza del bambino.
La disciplina esercitata tramite una conseguenza naturale fa capire al bambino che la conseguenza è per il bene suo, delle altre persone e delle cose materiali. Il nostro amore per lui è invariato, incondizionato e non dipende dal suo comportamento. Se tieni gli occhi fissi sul valore che dai alla relazione, ti verrà meno automatico punire.
Costanza: il bambino può fare affidamento su di te?
Un’altra differenza tra punizioni e conseguenze sta nella costanza
Ti capita mai di perdere la pazienza quando sei stanca? O di essere più permissiva quando sei felice? Quando usiamo le punizioni, tendiamo a darle in maniera imprevedibile, anche in base al nostro umore. Se sto bene, permetto a mio figlio di saltare sul divano, se sono esausta e lui sale sul divano, urlo e picchio. La gravità o la durata delle punizioni sono sempre imprevedibili, perché non penso che alcun genitore abbia un “ricettario” con le punizioni e le presenti con una logica.
Sapere invece che tutto (o quasi) porta a delle conseguenze, crea anche un senso di sicurezza nel bambino, che grazie alla ripetizione di limiti chiari e costanti, impara a conoscere le regole in casa e le aspettative che sono riposte su di lui.
Cogli la differenza tra punizioni e conseguenze
Se riesci a capire la differenza tra punizioni e conseguenze, e sai che punire un bambino piccolo è solo controproducente, non solo tuo figlio crescerà senza la paura di sbagliare, ma da ragazzo e da adulto avrà anche uno spiccato senso di causa-effetto e una migliore capacità di risolvere i problemi. Inoltre, si sentirà sicuro nella vostra relazione, sapendo che gli errori sono soltanto opportunità di crescita.