Quando nasce un bambino, nasce anche l’ansia dei genitori. Perché noi genitori, volendo il meglio per i nostri figli, iniziamo a preoccuparci di tutto: dorme, non dorme, mangia, non mangia, cammina, non cammina, conosce numeri, forme e colori, ecc. Quello che tralasciamo è che ogni bambino ha i suoi tempi. Ogni bambino è diverso. Ogni bambino sviluppa abilità e competenze quando è pronto. Nell’episodio n. 87 del podcast di Mamma Superhero, affronto questo tema insieme a Chiara Bizzotto, insegnante di scuola primaria con una grande passione per i bambini e titolare di EduChiama. Metti subito play per ascoltarlo. Nell’articolo, invece, troverai alcune mie spiegazioni sull’ansia che attanaglia noi genitori.
Le tappe dello sviluppo del bambino
Già in gravidanza le mamme utilizzano app su cellulare che permettono di monitorare la crescita del bambino: prima era grande quanto un limone, oggi è grande quanto una melanzana, finché non diventerà un cocomero! Alla nascita continuiamo a essere ossessionate dallo sviluppo del nostro pargoletto, ma al progresso fisico si aggiunge anche quello psicomotorio, cognitivo, accademico. Forse l’unico progresso che viene ignorato è quello emotivo-relazionale, ma quello è un altro discorso.
Se da una parte è giusto che da genitori ci preoccupiamo della salute, e quindi dello sviluppo, dei nostri bambini, dall’altra è giusto ricordare che i tempi di apprendimento dei bambini variano in base a tanti fattori. La nostra fissazione con le tappe dello sviluppo è sintomo di mancanza di fiducia nei confronti del bambino e delle nostre abilità di leader sicuri. In questo articolo voglio esplorare questi due concetti.
La fiducia, uno scudo contro l’ansia
Le tabelle dello sviluppo creano ansia
Lo sentiamo ripetere a destra e a manca: ogni bambino ha i suoi tempi. Eppure le tabelle delle tappe evolutive ci stressano. Una mamma ansiosa inizia a pensare che a 3 mesi il neonato dovrebbe sorridere, a 6 mesi dovrebbe stare seduto, a 9 mesi dovrebbe gattonare, e poi camminare, parlare, leggere, scrivere, ecc. Come diceva Chiara nell’intervista, le tappe generali possono essere utili agli esperti, che hanno anche tutta una serie di strumenti e conoscenze di base per interpretarle correttamente, nonché un quadro di riferimento molto più ampio relativo ai tempi di apprendimento dei bambini. Ma per una mamma, quella lista di abilità e competenze associate a una determinata età potrebbe risultare poco utile.

Non solo, vedere nero su bianco che a una certa età mio figlio dovrebbe essere in grado di fare qualcosa che invece non sa ancora fare, mi spinge a pensare che ci sia qualcosa che non va con mio figlio. E a quel punto, invece di godermi il bambino per chi lui è, cercherò di “aggiustarlo”, forzerò la sua crescita per avvicinarlo il più possibile a quell’ideale di sviluppo tipico che ritrovo online. Ecco allora che ti rivelo il mio segreto: il bambino impara quando è pronto.
Il bambino impara quando è pronto
C’è ancora troppa disinformazione riguardo ai neonati. I neonati non sono oggetti da cullare, baciare e ammirare. Sono esseri umani completi e competenti e vanno trattati come tali. Come diceva Magda Gerber, il neonato impara quello che vuole imparare, quando è pronto a impararlo. Infatti, in una situazione neurotipica, ogni bambino è in grado di svilupparsi e crescere secondo i suoi tempi. Pertanto, se do fiducia a mio figlio sapendo che gattonerà quando è pronto, mangerà quando ha fame e dormirà quando è stanco, gran parte dell’ansia e dello stress genitoriale potrebbe semplicemente svanire.
Per questo reputo la fiducia uno dei 12 superpoteri fondamentali delle mamme, perché sono convinta che la nostra vita sarebbe molto più tranquilla se dessimo più fiducia e libertà ai bambini.
Certo, se poi abbiamo un pensiero fisso che non ci fa dormire la notte, possiamo sempre rivolgerci agli esperti (pediatra, educatore, pedagogista, psicologo). Quello che non dobbiamo fare è convivere con l’ansia.

Inadeguatezza del genitore
Come si misura la bravura di un genitore?
L’altro motivo per cui un genitore desidera che suo figlio raggiunga determinati traguardi è perché il conseguimento di quell’obiettivo funge da pacca sulla spalla, fa sentire la mamma e il papà genitori capaci. Ti do anche qui una notizia shock: la bravura di un genitore non si misura dalla velocità di apprendimento del bambino. Se ti senti un genitore inadeguato o incapace, lavora su te stesso. Non costringere tuo figlio a spuntare una lista di capacità che tu hai in mente per lui.
Il bambino non è un trofeo
Forse è perché siamo cresciuti con l’idea che i figli sono dei trofei da esibire. Forse è perché “ci facciamo bella figura” se il bambino a 1 anno sa recitare l’alfabeto e contare fino a 10. Forse è perché in fondo non siamo disposti a stare ai suoi tempi e seguire i suoi interessi. Fatto sta che troppe volte i genitori mettono a confronto i propri figli con quelli degli altri, sentendosi superiori o inferiori in base al risultato che hanno ottenuto con i loro calcoli mentali.

Come si supporta lo sviluppo del bambino?
Tenendo a mente che i tempi di apprendimento dei bambini variano da persona a persona, allora che può fare il genitore per sostenere lo sviluppo di un bambino? Per prima cosa, avere fiducia nel bambino! Lasciare che si interessi a quello che desidera, che abbia libertà di muoversi, esplorare e testare i propri limiti. Poi, una volta che ci si accorge che il bambino è interessato a qualcosa, ad esempio a imparare i numeri, il genitore può essere presente e incoraggiare l’apprendimento senza essere troppo invadente o prenderne il controllo.
D’altronde, il bambino impara in un contesto emotivo positivo, che lo stimoli, senza sentirsi obbligato, rimproverato, scoraggiato. Ed è così che lo possiamo accompagnare alla scoperta del mondo.