Accettare le emozioni è la prima risposta da dare a un bambino in difficoltà.
Spesso a noi genitori interessa solo che il bambino ubbidisca e collabori immediatamente e senza storie. Nel bel mezzo del caos, non ci interessa accettare le emozioni dei bambini e scoprire perché si comportano in un determinato modo. Non vogliamo avere a che fare con un altro capriccio senza senso e di certo non ci viene spontaneo mostrare affetto ed empatia. In questo articolo voglio farti riflettere sul perché è di cruciale importanza accettare le emozioni dei bambini, ed evitare invece le risposte che ci vengono più automatiche. Ti chiedo, come sempre, di metterti nei panni del bambino, e lo faccio con un esempio in cui sicuramente ti rivedi. Leggi fino all’ultimo per scovare le 4 reazioni che non vanno usate coi bambini o ascolta il podcast qui sotto.
Che cosa vuol dire accettare le emozioni dei bambini?
Legittimare e nominare
Avrai sicuramente sentito parlare di legittimare le emozioni. Legittimare vuol dire: “riconoscere come legittimo”. Io posso riconoscere una cosa come legittima, eppure non avere la serenità di conviverci. Oppure hai anche sentito parlare dell’importanza di dare un nome all’emozione. Anche questo passaggio è utile per aiutare il bambino a conoscere se stesso e il mondo in cui vive.
Accettare le emozioni dei bambini implica una resa
Accettare invece significa, secondo il dizionario, “riconoscere serenamente, acconsentire a ricevere o accogliere, sopportare e tollerare”. È come se include una sorta di resa, abbandono di un atteggiamento di resistenza, tregua emotiva da parte dell’adulto.
Quando il bambino ci mostra le sue più forti emozioni, quelle che noi reputiamo irrazionali e irragionevoli, non è nostro compito aggiustare la situazione, cambiare il suo stato emotivo, punire, rimproverare, zittire. Noi adulti dobbiamo accettare le emozioni dei bambini, così come a noi adulti piace quando qualcuno mostra compassione ed empatia nei nostri confronti.
NOTA: Accettare le emozioni non significa non fissare limiti chiari e costanti, non significa che il bambino fa quello che vuole e non significa che le conseguenze delle sue azioni sono inesistenti.

Anche l’adulto vuole che le sue emozioni siano accettate
L’adulto, come il bambino, ha bisogno di empatia
Devi metterti nei panni del bambino. Pensa a una situazione e rifletti in maniera onesta su come ti sentiresti tu al posto del bambino. L’esempio che ti propongo io è un classico: la privazione del sonno, che quasi sicuramente tutte le mamme sperimentano, almeno nei primi mesi dal parto.
Immagina questa scena: sei esausta dall’ennesima notte in bianco. Devi affrontare l’ennesima giornata con i bambini senza alcun aiuto. Probabilmente hai mal di testa, la casa un disastro e nessuna voglia di giocare con tuo figlio. Squilla il telefono. È una tua amica. Le racconti tutte le tue frustrazioni e tu resti allibita dalla sua risposta.
Ecco le possibili risposte della tua amica:
Alcune di queste risposte sono tratte dal libro, Come parlare perché i bambini ascoltino e come ascoltare perché parlino, di Adele Faber e Elaine Mazlish.
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- Negazione delle emozioni – “Ma dai, in realtà non sei stanca, hai dormito 5 ore e quelle sono sufficienti per andare avanti e fare quello che devi fare oggi”.
- Predica: “Ma sai, la vita è ingiusta. È inutile che ti lamenti ti ci devi solo abituare.”
- Domande: “Ma tu dormi quando lui dorme? Hai provato a usare il rumore bianco? Ma forse allatti? Se allatti al seno ovvio che si sveglia ogni ora. Hai cercato di vedere se gli sta spuntando qualche dentino? Hai chiamato la pediatra?”
- Paragoni: “Il figlio di una mia amica dorme tutta la notte. Va a letto alle 8 di sera, e tira fino alle 6 del mattino”.
Nessuna di queste risposte mostra compassione o empatia. Sono risposte fredde, mancano di tatto e ti dimostrano che alla tua amica non importa molto di te.
Risposta empatica
Quando non dormi bene da giorni, settimane, mesi, che cosa vuoi sentirti dire? Certamente vuoi trovare nel tuo interlocutore compassione, empatia, affetto, incoraggiamento. Una cosa del tipo: Ma davvero! Quando mi dispiace, so che è un periodo durissimo. Fammi sapere come ti posso aiutare.
BAM! Che differenza rispetto alle risposte precedenti, vero?
Perché accettare le emozioni dei bambini funziona sempre (o quasi)
Quando le emozioni del bambino prendono il sopravvento, come spesso capita nella fase dei terribili due, il cervello è inceppato. Come un’audiocassetta (chi se le ricorda) con il nastro tutto aggrovigliato!
Qual è la risposta che sblocca il cervello inceppato del bambino? Accettare! Accettare le sue emozioni. Per quanto scomode, per quanto esagerate e irrazionali. Ti ricordi la definizione di accettare? Accettare significa riconoscere serenamente, acconsentire a ricevere o accogliere, sopportare e tollerare.
Passiamo a un esempio molto pratico
Dopo una giornata di scuola, giochi, movimento, andiamo a cena dai nonni. Il bambino esplode perché vede che sua sorella mangia da un piatto rettangolare e lui ha un piatto rotondo. Quali sono le risposte più gettonate a un capriccio del genere?

Cosa non funziona
- Negazione delle emozioni: non ti arrabbiare per una cosa simile, non c’è niente di cui lamentarti.
- Predica: ma la carne ha lo stesso sapore, sia che la mangi dal piatto rotondo sia che la mangi dal piatto rettangolare.
- Domande: Ma pensi che il piatto cambi il sapore?
- Paragoni: Vedi come tua sorella non si lamenta e mangia tranquilla? E poi anche noi stiamo mangiando da un piatto rotondo, non vedi? Perché tu invece devi dare sempre problemi.
Nessun bambino normale con il cervello in tilt e sopraffatto dalle emozioni direbbe: “Hai ragione mamma, che sciocco che sono! Non c’è bisogno di lamentarmi, la carne ha lo stesso sapore. Posso mangiarla tranquillamente.”
Non ci resta che accettare le emozioni dei bambini
Allora, io accetto quell’emozione, la riconosco serenamente, acconsento ad accoglierla. Come dice Janet Lansbury, le do il benvenuto a braccia aperte! Non mi sforzo di cambiare il suo stato emotivo, non lo costringo a smettere di piangere ed essere felice, imparo a cavalcare quell’onda emotiva, offrendo il mio aiuto e il mio supporto. Il mio compito è accettare.
Appena il bambino si sente visto, ascoltato, capito, e sa di essere libero di potersi esprimere (in sicurezza), riuscirà a domare quel cavallo imbizzarrito che si trova davanti. Senza pressioni, senza fretta, senza critiche e giudizi.
Accettare le emozioni è la prima risposta da dare a un bambino in difficoltà.
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