Insegna a tuo figlio a giocare in modo autonomo con 6 semplici step
Per le mamme alla scoperta dei propri superpoteri

Quando il bambino non collabora

Scritto Da Silvia

Tutti i bambini hanno il desiderio di fare cose diverse da quelle che chiediamo. Non possiamo aspettarci che si comportino come dei soldatini, sempre sull’attenti. Avere le giuste aspettative ci risparmierà tante frustrazioni e ci permetterà di essere più preparati.
Ma quando il bambino disubbidisce quali strategie possiamo applicare per facilitare la collaborazione? Stabilire e mantenere limiti necessari è fondamentale per insegnare al bambino ad allenare il muscolo dell’ubbidienza. Per farlo senza urlare e punire, ci sono 4 semplici step da seguire.

L’obiettivo non è controllare o manipolare il bambino. Il bambino ha e avrà sempre la sua volontà, è un individuo a tutti gli effetti e ha una testa diversa dalla nostra, è libero di pensare in modo diverso. Non vorrà sempre collaborare e ubbidire. Questo è normale e va di pari passo con lo sviluppo della sua indipendenza. L’ubbidienza è un po’ come un muscolo, va allenato. Crescendo il bambino sarà in grado di rispondere alle nostre richieste più facilmente, se si è allenato sin da piccolo.

Possiamo insegnare ai nostri figli che esistono limiti necessari per la loro protezione e per la protezione di altre persone e cose. Ecco come.

  1. Identificare il comportamento/Dire cosa si nota

Nel respectful parenting si parla spesso di fare la telecronaca, ossia descrivere a parole quello che vediamo. In modo oggettivo, non agitato, con un tono sereno. “Vedo che stai saltando sul divano”.

  1. Legittimare l’emozione e stabilire il limite (offrire la scelta di fermarsi da soli)

Dopo che abbiamo descritto la situazione e il comportamento, nonché l’azione o l’emozione del bambino, stabiliamo il limite. Il bambino non sarà sempre in grado di fermarsi da solo, e a quel punto possiamo offrirgli il nostro aiuto. “Mi sembra che saltare sul divano ti renda felice. Non posso lasciartelo fare. Vuoi scendere da solo o hai bisogno del mio aiuto?”

  1. Legittimare l’emozione e fare quello che si è promesso/aiutarlo a fermarsi

Ricordiamoci sempre di fare quello che abbiamo promesso, altrimenti le nostre parole perdono peso e il bambino le ignorerà. “Vedo che continui a saltare. Ti prendo e ti metto giù io”.

  1. Accettare la reazione e restare calmi

Potete immaginare che nel momento in cui prendiamo il bambino in braccio, lui inizi a protestare o piangere. Il mio compito non è quello di evitare che pianga, né quello di distrarlo, manipolarlo o ingannarlo affinché faccia quello che voglio. Io stabilisco il limite, legittimo la sua emozione e accetto la sua reazione. Quindi dico: “Non ti è piaciuto che ti ho fatto scendere, sei arrabbiato! È difficile ubbidire quando hai l’impulso di fare qualcos’altro. Io sono qui accanto a te se hai bisogno di aiuto”.

Quindi legittimare le emozioni non vuol dire non avere limiti e permettere qualsiasi comportamento. Possiamo stabilire dei limiti che al bambino non piacciono e possiamo accettare il pianto. Queste situazioni espongono il bambino a nuove emozioni: rabbia, delusione, frustrazione, tristezza. Noi gli stiamo insegnando a gestire queste emozioni forti, stando fermi sul limite che abbiamo stabilito per il suo bene.

Per approfondire l’argomento, ascolta l’episodio n. 20.

Ciao! Sono Silvia,
palermitana trapiantata in America, imprenditrice, moglie e mamma di 3 bambini. Appassionata di podcast e crescita personale, ho trovato il respectful parenting, una filosofia che ha rivoluzionato la nostra famiglia, dando a me e mio marito la possibilità di vivere la maternità e la paternità in modo sereno e rispettoso.

Ho fondato il progetto Mamma Superhero per condividere con te risorse, strategie e strumenti indispensabili per creare in casa tua un’atmosfera che promuove la crescita fisica, mentale ed emotiva del tuo bambino.
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