Tutti i bambini hanno il desiderio di fare cose diverse da quelle che
chiediamo. Non possiamo aspettarci che si comportino come dei soldatini, sempre
sull’attenti. Avere le giuste aspettative ci risparmierà tante frustrazioni e
ci permetterà di essere più preparati.
Ma quando il bambino disubbidisce quali strategie possiamo
applicare per facilitare la collaborazione? Stabilire e mantenere limiti
necessari è fondamentale per insegnare al bambino ad allenare il muscolo
dell’ubbidienza. Per farlo senza urlare e punire, ci sono 4 semplici step da
seguire.
L’obiettivo non è controllare o manipolare il bambino. Il bambino ha e avrà sempre la sua volontà, è un individuo a tutti gli effetti e ha una testa diversa dalla nostra, è libero di pensare in modo diverso. Non vorrà sempre collaborare e ubbidire. Questo è normale e va di pari passo con lo sviluppo della sua indipendenza. L’ubbidienza è un po’ come un muscolo, va allenato. Crescendo il bambino sarà in grado di rispondere alle nostre richieste più facilmente, se si è allenato sin da piccolo.
Possiamo insegnare ai nostri figli che esistono limiti necessari per la loro protezione e per la protezione di altre persone e cose. Ecco come.
- Identificare il comportamento/Dire cosa si nota
Nel respectful parenting si parla spesso di fare la telecronaca, ossia descrivere a parole quello che vediamo. In modo oggettivo, non agitato, con un tono sereno. “Vedo che stai saltando sul divano”.
- Legittimare l’emozione e stabilire il limite (offrire la scelta di fermarsi da soli)
Dopo che abbiamo descritto la situazione e il comportamento, nonché l’azione o l’emozione del bambino, stabiliamo il limite. Il bambino non sarà sempre in grado di fermarsi da solo, e a quel punto possiamo offrirgli il nostro aiuto. “Mi sembra che saltare sul divano ti renda felice. Non posso lasciartelo fare. Vuoi scendere da solo o hai bisogno del mio aiuto?”
- Legittimare l’emozione e fare quello che si è promesso/aiutarlo a fermarsi
Ricordiamoci sempre di fare quello che abbiamo promesso, altrimenti le nostre parole perdono peso e il bambino le ignorerà. “Vedo che continui a saltare. Ti prendo e ti metto giù io”.
- Accettare la reazione e restare calmi
Potete immaginare che nel momento in cui prendiamo il bambino in braccio, lui inizi a protestare o piangere. Il mio compito non è quello di evitare che pianga, né quello di distrarlo, manipolarlo o ingannarlo affinché faccia quello che voglio. Io stabilisco il limite, legittimo la sua emozione e accetto la sua reazione. Quindi dico: “Non ti è piaciuto che ti ho fatto scendere, sei arrabbiato! È difficile ubbidire quando hai l’impulso di fare qualcos’altro. Io sono qui accanto a te se hai bisogno di aiuto”.
Quindi legittimare le emozioni non vuol dire non avere limiti e permettere qualsiasi comportamento. Possiamo stabilire dei limiti che al bambino non piacciono e possiamo accettare il pianto. Queste situazioni espongono il bambino a nuove emozioni: rabbia, delusione, frustrazione, tristezza. Noi gli stiamo insegnando a gestire queste emozioni forti, stando fermi sul limite che abbiamo stabilito per il suo bene.
Per approfondire l’argomento, ascolta l’episodio n. 20.