Forse sei un genitore che urla…
Pochi hanno il coraggio di ammetterlo
Riuscire a vedersi è il primo passo per il cambiamento. E se sei un genitore che urla, sappi che non sei solo!
È un tema a me molto caro, e l’ho già trattato qui: Perché smettere di urlare ai bambini e alternative pratiche.
Ma continuando a riflettere sull’argomento, sono riuscita a identificare 4 tipologie di genitori, in base ai momenti in cui decidono di utilizzare l’arma della voce grossa.
In questo articolo, spiego la mia classificazione e cosa possiamo fare per passare da una categoria all’altra, quando ci rendiamo conto che questa abitudine va decisamente cambiata.
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Confessione personale
È inutile girarci intorno: sono una mamma che urla. Mi viene naturale, spontaneo e per qualche anno non mi ero neanche posta il problema.
Forse non me lo sarei mai posto, se mio marito fosse stato un “urlatore” come me. Ma per mia fortuna non lo è, e abbiamo dovuto confrontarci con due modi diversi di gestire le situazioni stressanti. Quelle che ti fanno proprio perdere la pazienza.
Inoltre, mi ha salvata anche la mia passione verso libri e podcast per genitori. Loro mi hanno avvicinata a un mondo nuovo: il respectful parenting. Proprio da lì è iniziata la mia evoluzione da mamma urlatrice a mamma… beh, un po’ meno urlatrice.
Sono un genitore che urla,
ma voglio cambiare
La prima cosa che ho fatto, è stato un piccolo esame di coscienza. Ho preso atto della mia tendenza ad alzare la voce e ho immaginato come sarebbe la mia vita senza questa cattiva abitudine.
Ho tracciato nella mia mente i profili dei genitori che urlano. E mi sono trovata a delineare 4 categorie di genitori, 4 gruppi di mamme e di papà.
Questo sistema mi è servito per capire meglio il percorso che volevo intraprendere io stessa. Ma oggi, posso portarti con me in questo viaggio: 4 tipi di genitori, in base all’uso che fanno delle urla.
Le 4 tipologie di un genitore che urla
TIPO A – Il genitore che urla ma non si pone il problema
Questo genitore non si sente in colpa, non pensa che le sue urla siano dannose per i bambini. Ritiene, invece, che gridare sia l’unico modo per farsi ascoltare e che sia un buon modo per attirare l’attenzione del bambino.
TIPO B – Il genitore che urla per abitudine
Forse si tratta di abitudine, oppure mancanza di autocontrollo. Ma dopo avere urlato, lui si sente uno schifo. Si sente in colpa. E sa bene che sta ferendo il figlio. Eppure non riesce a smettere.
TIPO C – Il genitore che urla sotto stress
Questo genitore sa di non dover urlare, ma si ritrova comunque a farlo più spesso di quanto vorrebbe. Di solito, accade quando è stanco, stressato, o emotivamente sovraccaricato. Cerca continuamente di migliorarsi, ma gli sembra che il suo progresso sia lento e faticoso.
TIPO D – Il genitore che non urla
Esiste? Sì, te lo assicuro. Ma il genitore che per carattere non urla e non si arrabbia mai, comunque non è un genitore perfetto. Non è questa caratteristica a rendere una persona un buon padre o una buona madre.

Un genitore che urla si sposta da una categoria all’altra?
Mi sono chiesta se fosse possibile che un genitore ricoprisse più categorie o si spostasse da una all’altra. E la risposta è si! E se desideri intraprendere questo percorso, ti guiderò passo passo.
Se ti rivedi nel genitore di tipo A, non sei solo. È da qui che io ho iniziato il mio percorso verso una genitorialità consapevole. Gridare mi veniva naturale, alzare la voce era nel mio DNA. Non mi ero mai posta il problema, lo avevo visto fare a tanti genitori. Pensavo fosse la normalità.
Poi, alla ricerca di strategie per alleviare la fatica di essere madre, mi sono imbattuta in studi, ricerche, libri, podcast, che descrivevano i danni dell’educazione tradizionale. Ed è stato come cadere dalle nuvole!

Ho dovuto ammettere “Sono un genitore che urla” e ogni volta che urlavo, mi ricordavo dei danni di cui avevo letto poco prima. Ancora non ero convinta al 100%, ma non potevo fare a meno di ricordarmi quelle parole: gridare ai bambini fa peggiorare il loro comportamento, modifica la struttura cerebrale, può causare depressione e altri disturbi, intacca la loro autostima e lede il sano attaccamento.
Eppure, non riuscivo a fare diversamente. Con il passare del tempo, mi sono accorta che ero passata al genitore di tipo B. Ero consapevole del fatto che il mio comportamento stesse ferendo i miei figli, ma l’abitudine in me era troppo forte.
Come si passa allora dal genitore tipo B al tipo C?
Se vogliamo passare dal genitore tipo B al tipo C, significa che abbiamo deciso di cambiare e ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze per urlare di meno.
Ma questo passaggio, ahimè, non è automatico. Non basta prenderne consapevolezza, come nel caso del passaggio da A a B. Ma avviene soltanto con un’attitudine proattiva. Significa, cioè che bisogna avere un piano d’azione.
Senza un piano d’azione, infatti, il fallimento è assicurato. Perché le stesse identiche cause scatenanti di prima, provocheranno in noi le stesse identiche reazioni di prima.
Come si fa a urlare di meno?
Autocontrollo, cause scatenanti e strategie
Prima di tutto possiamo ammettere di avere poco autocontrollo. Se io avessi autocontrollo, sarei in grado di controllare le mie reazioni. Invece mi ritrovo a scoppiare come un vulcano in eruzione. E come sviluppo l’autocontrollo?
A questo punto posso analizzare quali sono tutte quelle situazioni che mi conducono a urlare con più frequenza. Quali sono le cause scatenanti che mi fanno perdere le staffe?
Fatto questo, ho assolutamente bisogno di conoscere nuove strategie. Saranno proprio le nuove strategie a darti una mano per venire ascoltata e per invogliare il bambino a collaborare con te.
Una volta che hai dato risposta a tutte queste domande, è probabile che sarai in grado di ridurre almeno in parte la frequenza e la durata delle situazioni in cui perdi le staffe, in cui la rabbia cieca prende il sopravvento e impedisce al tuo cervello (maturo) di agire in maniera pacata e responsabile.
Dico “almeno in parte” perché in situazioni di stanchezza estrema o forte stress, è probabile che l’urlo sarà ancora la tua reazione primaria.

La perfezione è comunque un ideale
Siamo umani e ci saranno comunque occasioni in cui per un motivo o per un altro perderemo la pazienza. Magari abbiamo dormito poco, abbiamo un forte mal di testa, siamo piene di lavoro.
Insomma, ogni volta che non sono in salute al 100% so che c’è il rischio di tornare su questa vecchia, cattiva abitudine. Secondo me l’importante, però, è che riusciamo a frenarci in tempo e soprattutto a riparare il danno fatto.
Chiedere scusa dopo una reazione esagerata, è un grande passo per il miglioramento della relazione coi nostri bambini.
Non urlare non è sinonimo di genitore perfetto
Voglio brevemente anche parlare del genitore di tipo D, cioè quello che non urla mai.
Per un genitore urlatore potrebbe essere un sogno, non perdere mai la calma con i propri figli. Però questo non significa che siamo davanti un genitore perfetto.
Un genitore che non sgrida mai il proprio figlio, in realtà potrebbe provocare delle ferite in altri modi. Potrebbe ignorarlo quando ha bisogno di attenzioni, essere troppo permissivo e farsi mettere i piedi in testa.
Quindi anche se non gridare è giusto, dobbiamo comunque guardare alla relazione a 360 gradi, e non fissarci soltanto su un aspetto specifico.
Che tipo di genitore sarai domani?
Qualunque sia la tua postazione, sappi che non è fissa. Hai libertà di movimento!
Puoi progredire e regredire e come in ogni percorso di crescita: il miglioramento non è mai lineare. Potresti accorgerti che stai facendo dei passi avanti e poi succede qualcosa che ti fa tornare un po’ indietro. Ma l’importante è non mollare e fare ogni giorno sempre un pizzico meglio di quello precedente.
Anche io a volte mi scoraggio, mi giudico per le mie azioni e per le mie reazioni. Però il giudizio e il senso di colpa sono nemici dell’evoluzione, perché ti convincono che non vale la pena nemmeno tentare. Ti sussurrano all’orecchio quella bugia che dice che alla fine resterai sempre la stessa. Ma non è così!
Guardati indietro e guarda tutto il progresso fatto finora. Se ti mettessi a lavoro ogni giorno, fra un anno sarai in un posto completamente diverso. E magari potrai dire: sì, sono un genitore che urla molto meno!