Se non punisci i tuoi figli, ti sarai chiesta più e più volte come spiegare la tua linea educativa ad amici e parenti che conoscono solo la disciplina tradizionale.
Si avvicinano le feste, e con le feste sono inevitabili gli incontri (o scontri) con chi non ha mai messo in discussione il proprio metodo educativo e quindi anche i consigli non richiesti ai genitori. Dopo aver letto i 5 approcci che ti consiglio in questo articolo, ti sentirai pronta ad affrontare le critiche e, se necessario, spiegare la tua linea educativa agli altri con serenità. Puoi scegliere di leggere fino alla fine o ascoltare comodamente mentre lavi i piatti o sei in macchina. Il podcast Mamma Superhero lo trovi su tutte le piattaforme di podcast, come Spotify, iTunes, Google Podcast.
1. Per poter spiegare la tua linea educativa, devi conoscere a fondo il tuo perché!
Prima di armarti fino ai denti per difendere il modo in cui stai crescendo i tuoi figli, ti voglio invitare a riflettere. Tutto quello che fai o non fai con tuo figlio comunica qualcosa, trasmette un messaggio e produce un risultato a breve o lungo termine. Per poter parlare, spiegare o difendere il tuo punto di vista, e rispondere anche ai consigli non richiesti sull’educazione dei figli, devi sapere con certezza il motivo per cui adotti un certo approccio. Ti faccio alcuni esempi.
Primo esempio
Se hai deciso di non urlare ai tuoi figli o di non usare le punizioni, devi averlo fatto per un motivo ben preciso. Perché lo hai fatto? Solo tu puoi rispondere a questa domanda. Io ti posso raccontare solo la mia esperienza. Ho sperimentato in prima persona che le urla danneggiano i bambini e le punizioni non funzionano, o meglio funzionano solo a breve termine e ammesso che infliggano una pena emotiva o fisica tale da traumatizzare il bambino.
Ho capito che il mio compito di mamma non è di insegnare una lezione a mio figlio, non devo fargliela pagare, non devo punirlo così non lo fa più! Il mio compito è accompagnarlo a capire come funziona il mondo, come ci si relaziona con se stessi e con gli altri. E non potrà mai imparare in un contesto di paura, stress, disprezzo, umiliazione. L’apprendimento avviene solo se associato a emozioni positive.
Quando qualcuno mi dice che dovrei punire più severamente i miei figli, conosco bene il perché della mia scelta di fare il contrario. Il mio perché è questo: voglio che mio figlio si senta libero di sbagliare e abbia il coraggio di venire a dirmelo. Non voglio che cresca avendo paura di una punizione, e quindi mi tenga nascosto quello che gli accade.

Secondo esempio
Se hai deciso di non costringere tuo figlio a finire tutto il piatto di pasta, devi sapere perché. Da parte mia ti dico che non uso manipolazioni a tavola, e non costringo i miei figli a mangiare altri 3 bocconi prima di alzarsi. Ecco il mio perché. Ho imparato che il bambino deve imparare a conoscere il suo senso di sazietà e rispettarlo. Ho imparato che l’appetito dei bambini, così come quello degli adulti, varia a seconda del giorno, dello stato d’animo, delle fasi di crescita. Non sta a me decidere quanto deve mangiare mio figlio. Sta a me mettergli sul piatto alimenti sani e vari.
Quando qualcuno di mice che mio figlio dovrebbe finire tutto quello che si trova sul piatto, conosco bene il perché della mia scelta. Il mio perché è questo: voglio che mio figlio sviluppi una relazione sana con il cibo. Non voglio che mangi per farmi contenta, non voglio insegnargli a usare il cibo come elemento di contrattazione.
Ecco, quando tu sai perché hai fatto una determinata scelta, potrai spiegare la tua linea educativa in modo chiaro e rispettoso.
2. Invece di metterti sulla difensiva e iniziare a giustificarti, ascolta, interessati e fai domande
So che questo punto è difficile. Almeno per me! Ma l’unico modo per instaurare una conversazione bidirezionale è ascoltare prima il tuo interlocutore e fare delle domande. Quando ti arrivano consigli non richiesti, è probabile che ti innervosisci e magari rispondi male. Così facendo non si arriva da nessuna parte. Se riesci a rimanere calma, puoi invitare il tuo interlocutore a riflettere su quello che ti sta suggerendo, e mettere in discussione lui stesso quello in cui crede. Ecco un esempio.

Tuo figlio piange disperato perché si è spezzata la banana che stava mangiando. Tu legittimi l’emozione e lo aiuti a superare quel momento. Sai infatti che quando il suo cervello è in tilt (zona rossa) è inutile fare una ramanzina o punirlo. Il cervello del bambino è incapace di accettare che la banana spezzata ha lo stesso sapore di una banana intera! Scopri qui cosa fare quando tuo figlio fa una scenata apparentemente immotivata.
Tuo suocero però ti offre il suo parere: dice che così facendo crescerà viziato e che si merita due schiaffi. Se a quel punto ti innervosisci, la conversazione non va da nessuna parte. Alcune domande che puoi fare sono queste: qual è l’impatto emotivo dello schiaffo sul bambino? Che cosa comunico al bambino se infliggo pene fisiche? Che cosa succede se il bambino impara che l’aggressione fisica è una maniera legittima di far valere i suoi desideri?
Tutto questo non con tono provocatorio e sfidante, ma in maniera curiosa e quasi da gnorri. Se il tuo interlocutore inizia a riflettere ed è aperto alla conversazione, puoi parlare del tuo “perché”, delle informazioni che ti hanno portata a fare le tue scelte.
3. Spiega la tua linea educativa con lo stratagemma dell’esperimento
È probabile che, se adotti una linea educativa alternativa, ti sei documentata sui benefici. Gli altri però non hanno idea del perché tu voglia abbandonare il percorso tradizionale e andare controcorrente, e magari iniziano a dare consigli non richiesti su come crescere i figli. Devi aiutarli e contagiarli con il tuo entusiasmo!
Quello che consiglio spesso a tante mamme è lo stratagemma dell’esperimento. Funziona così.

Nel momento in cui parte il commento o il consiglio non desiderato sulla tua linea educativa, tu rispondi dicendo “Sai, sto facendo un esperimento!!!!!!!” (I punti esclamativi sono per sottolineare l’entusiasmo che userai nel tono di voce). È così che ho fatto quando ho deciso di eliminare la TV dalla routine quotidiana dei bambini. Tutte le persone intorno a me non capivano la mia scelta: che male c’è se il bambino si diverte ogni giorno davanti a uno schermo? Beh, i mali sono tanti se il bambino ha meno di 6 anni, e su questo argomento trovi molti articoli e podcast. Ma invece di rispondere con fatti e studi scientifici alla mano, rispondevo semplicemente “Ho notato che sono più calmi quando non guardano la TV, così sto facendo un esperimento.”
4. Conquista seguaci per la tua linea educativa, chiedendo aiuto.
Oltre a comunicare il tuo perché e presentare l’idea dell’esperimento, un’altra possibilità è quella di mostrati bisognosa di aiuto e arruolare persone per aiutarti a portare avanti il tuo esperimento. Essendo partecipanti attivi nella nuova linea educativa, hai più probabilità di conquistarli. “Ti va di aiutarmi a osservare i risultati di questo cambiamento?”, “Mi aiuti a non manipolare i miei figli?”, “Posso contare su di te nell’accettare anche le emozioni più difficili?”
5. Sorridi e annuisci, poi vai per la tua strada.
Purtroppo ci sarà sempre qualcuno che non è interessato alle novità. Non solo, ma non è interessato neanche a conoscere te e la relazione che stai instaurando con tuo figlio. Ci sarà sempre qualcuno che resterà convinto che la disciplina tradizionale funziona meglio, o che non avrà voglia di mettere in discussione le sue convinzioni. And that’s ok! Va bene così.

Alla fine, la tua missione non è convincere. Tu stai facendo quello che pensi sia il meglio per tuo figlio. Stai andando contro corrente. E devi accettare che non puoi accontentare tutti.
Che fare allora quando arrivano consigli non richiesti sull’educazione dei figli?
Puoi adottare i 5 approcci esposti in questo articolo, in base al tuo interlocutore. Ma fallo sempre partendo dal punto di vista che l’educazione alternativa è un’idea piuttosto nuova, e che amici e parenti forse non si sono hanno mai messo in dubbio la disciplina tradizionale.
Confrontarsi su tematiche delicate non è mai facile. Ma più tu sei convinta e sicura del tuo perché, più riuscirai ad affrontare la conversazione in modo non minaccioso, più avrai la possibilità di diffondere quello in cui credi.
Apriti, comunica, trasmetti i tuoi valori e i messaggi che vuoi dare a tuo figlio. Sii vulnerabile e onesta, e vedrai che gli scontri saranno più rari e meno intensi.